lunedì 14 novembre 2011

Dolce & Gabbana First Jewellery Collection

Dolce & Gabbana danno vita  alla prima collezione di alta gioielleria della loro carriera, scegliendo Bianca Balti come testimonial. Come la immaginate?
Citando Vogue Italia:
"Come Fulco di Verdura, aristocratico siciliano e mirabile inventore di gioielleria, così Dolce & Gabbana hanno subito nella prima infanzia la fatale fascinazione da parte della gioielleria religiosa, abbandonandosi al gioco del barocco dei marmi policromi e dei rilievi in argento e vermeil nella chiesa palermitana di Santa Caterina, durante interminabili messe cantate."


Le materie preziose utilizzate spaziano dai tre tipi di oro ai rubini, gli zaffiri e le perle, per animare rosari di giada nera e croci incastonate di rosette di gemme come orecchini o pendentifs. Come se ciò non bastasse, ecco la Vergine Ausiliatrice, che compare su ovali di ceramica dipinta, e giocosi cherubini, che impreziosiscono medagliette allacciate a catene bizantine.
Cosa manca? Cornetti porte-bonheur, cuori, ferri di cavallo, monete e chiavi, certamente portafortuna, ma allo stesso tempo simbolo di una promessa amorosa; il tutto declinato in pendenti, charms, bracciali, anelli...
Ora, mi dispiace ripetermi. Ma Domenico e Stefano proprio non ce la fanno a uscire dall'amata Trinacria per inventarsi qualcosa?
Sembra quasi che prima di inziare a creare si mettano davanti una check list per essere sicuri di non dimenticare niente:


- pizzo? Check
- cornetti portafortuna e strozzaglie profane varie anti malocchio? Check
- rifermenti sacri da cattolico profondo sud, mamma quei preti quanto ci hanno rovinato la vita, ma quanto ci mancano? Check
- immagine di donna del sud pura e casta con animo leopardo? Check
- cultura italiana. Declinata in riferimenti:
* pittorici: Rinascimento. Check
* letterari: Verismo. Check
* storici: Isabella d'Este, osiamo, Lucrezia Borgia, e perchè no, Claudia Cardinale. Check
* cinematografici: Il Gattopardo. Specifichiamo perché il resto di Visconti tanto non lo conosce nessuno. No Fellini no, l'abbiamo già usato troppo. Check


Passi la campagna pubblicitaria, la Balti è stupenda e Paolo Roversi ha magistralmente ricreato l'atmosfera di un dipinto di Leonardo. (Ci tengo a specificare che l'abito della Balti è della collezione Dolce & Gabbana a/i 2006-07. Che non si dica che non sono recidivi.) 
Ma per il resto, basta. Perché mai una donna del nostro secolo dovrebbe voler indossare croci grandi come il proprio pugno, rosari, ovali in ceramica da fine Ottocento con Vergini (Ausiliatrici!), putti e altre religiose amenità da legare al collo con un nastro di velluto? Chi è la loro cliente tipo, Anna Karenina? La Principessa di Salina? 
Possiamo staccarci dall'immagine, seppur stupenda e inimitabile, della sublime Cardinale danzante al braccio di Lancaster?
È innegabile il fascino della nostra cultura, e sono altrettanto innegabili gli spunti che ci può ancora offrire; guardare al passato per proiettarsi nel futuro. Forse era questa l'intenzione, (da anni ormai...), lasciamo pure il beneficio del dubbio.
Ad ogni modo, più che un coup de theatre questa collezione mi sembra una mascarade.

Nessun commento: