martedì 27 settembre 2011

Legalize LA?

Premetto di adorare American Apparel. Le magliette senza logo, il jersey da quattro soldi, quel boyish style che cela ma promette, quei tagli vivi che però hanno un so che...un non so che molto ben inquadrato da Dov Charney, quando nel 1997  fondò questo marchio a LA.


Nonostante i piccoli problemi con Woody Allen, (risarcito dalla casa americana di cinque milioni didollari per avere utilizzato impropriamente la sua immagine), gli altrettanto piccoli problemi di immigrazione, (quasi 1/3 degli operai nella fabbrica di Downtown LA erano immigrati clandestini), le campagne pubblicitarie che sfiorano i limiti del porno, (rinominate fashion porn...d'altra parte sex always sells), gli hipster, i nerd, i geek, e tutti i giovani variamente etichettati di questo mondo continuano ad amare American Apparel.

Purtroppo tutto questo amore non si riflette sulle vendite, visto che il marchio, quotato in borsa, ha accumulato 91,4 milioni di dollari di debiti e ha iniziato il 2010 in calo del 10%, perdendo in un anno il 67% del suo valore. Che dire...forse è scattato un rinsavimento tale da renderci consci che quaranta euro per uno straccio in jersey simile alla canapa è un tantino esagerato? Che tanto quei fantastici jeans unisex a vita alta, per quanto stilosissimi, ci stanno male in quanto è anatomicamente impossibile che un jeans vesta unisex? Che il prezzo indicato sulle etichette è una ridicola presa in giro poichè non tiene minimamente conto del reale cambio dollaro-euro?
Chissà...per ora American Apparel non cambia politica aziendale né di prezzo. L'unica novità sono gli stock di magliette, canotte, vestiti e camicie venduti online con il 40% di sconto. E se proprio ce li tirano dietro possiamo anche fare un'eccezione no? Dopo tutti questi anni qualche regalo da parte loro ce lo siamo ben meritato.

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